I 5 punti dell’ architettura moderna di Le Corbusier, oggi.

I 5 punti dell’architettura razionalista

Prima di entrare nel vivo dei 5 punti dell’architettura e come questi siano invecchiati nel tempo, una breve introduzione al suo ideatore:

Il maestro svizzero Charles-Édouard Jeanneret-Gris (La Chaux-de-Fonds, 6 ottobre1887–Roccabruna, 27 agosto1965), meglio conosciuto come Le Corbusier, teorizzava i cinque punti ( o principi) dell’architettura moderna (leggasi razionalista) realizzando il suo più famoso manifesto tra il 1928 e il 1931: Ville Savoye.

Ville Savoye (in foto), al culmine di un rinnovamento stilistico e di una fervente teorizzazione architettonica, a distanza di quasi un secolo, continua ad ispirare vecchie e nuove generazioni di progettisti.

Per approfondire la biografia dell’architetto, vi rimando al link Wikipedia

Lo spunto che mi spinge a ragionare sull’attualità di tali capisaldi teorici dunque, mi viene sollecitato dalle odierne e certamente all’epoca impensabili, necessità prestazionali dell’edificio.

Mi riferisco in particolare a quelle legate al risparmio energetico, sempre più teso verso il “near to zero energy”, passivhaus e classi di certificazione.

Cercherò quindi di vagliare sinteticamente i 5 punti dell’architettura razionalista esprimendo un giudizio personalissimo su di essi, legato alla pura utilità performativa degli stessi, tralasciando per ovvi motivi giudizi di valore estetico e storico, per altro difficilmente declassabili.

I 5 punti dell’architettura moderna…oggi

– Punto 1: il piano pilotis (ovvero il piano sospeso da terra su pilastri).

progetto laurentina
Progetto nodo di interscambio GRA-Laurentina.

Certamente quello che più soffre il trascorrere degli anni, nell’ottica del contenimento energetico è proprio questo punto, che contravviene in un sol colpo:

  • il principio di efficienza legata alla compattezza dell’edificio (rapporto S/V) incrementandone le superfici disperdenti;
  • la buona norma di disperdere verso il terreno, che notoriamente ha una temperatura di qualche grado più alta rispetto all’aria.

Tuttavia sopraelevare il piano abitativo impedisce la risalita dell’umidità dal terreno, certo una questione di non poco conto.


– Punto 2: il tetto giardino.

architettura con struttura ipogea
Progetto di ampliamento di una scuola primaria, Tenero Contra, Svizzera.

Invecchia sicuramente meglio, e anzi è di grandissima attualità, la possibilità di utilizzare le coperture come dei veri e proprio giardini, o terrazze calpestabili.

Non solo dal punto di vista estetico l’abitazione giova di forme più moderne (in barba ai regolamenti edilizi dei paesi più conservatori che ne demonizzano l’utilizzo), ma a trarne il maggior giovamento è l’involucro stesso.

Il tetto giardino infatti, diminuisce sensibilmente l’effetto isola di calore nei centri urbani, rallenta il deflusso delle acque piovane verso i sistemi fognari e rende il pacchetto termico altamente isolante e termoregolatore.

Un punto a favore è sicuramente quello di poter favorire la biodiversità soprattutto nei centri estremamente urbanizzati.

Per approfondire il tema del tetto giardino, leggi il mio articolo sul blog, che ne vaglia pro e contro.


– Punto 3: la pianta libera.

Dal punto di vista energetico è il punto meno influente, anche se preferire la struttura a telaio (in cemento o metallo), permette di svincolare la disposizione planimetrica dalle murature portanti riducendo al minimo (pilastri e travi) i ponti termici legati alla soluzione strutturale scelta.


– Punto 4: la facciata libera.

Museo ebraico di Berlino, Daniel Liebeskind

Come per la pianta libera, la facciata libera ancor più, rende la tamponatura e quindi l’isolamento termico ad essa associata, indipendente dalle strutture portanti, riducendo i ponti termici al minimo indispensabile.

Nello specifico, distanziare il più possibile la tamponatura dalle strutture permette una continuità nel pacchetto isolante, senza interruzioni e deviazioni svantaggiose ai fini della trasmissione omogenea del calore attraverso la parete.


– Punto 5: la finestra a nastro. 

Del tutto dipendente dalla qualità dell’infisso (determinante il taglio termico del telaio e le caratteristiche di trasmittanza delle lastre vetrate e del frame), questo principio supera indenne il passare degli anni.

A voler essere puntigliosi, la finestra a nastro concepita coi canoni modernisti, sottintende un utilizzo di grandi superfici vetrate, seppure disposte in orizzontale, cosa di certo poco efficiente se si vogliono raggiungere standard elevatissimi passiv-haus o casaclima.

Ciò non impedisce al tempo stesso di adottare soluzioni tecnologiche avanzate quali i tripli vetri con gas isolanti per i vetri (Argon, Kripton) e cornici radianti per i telai, certamente antieconomici ma comunque percorribili per un fine nobile quale la conservazione delle risorse ambientali.


Conclusioni

In conclusione, a parer mio, ben resistono al passare degli anni i suddetti principi, quasi totalmente integrabili ad una architettura sostenibile dell’epoca contemporanea.

Sebbene non fossero stati concepiti con finalità ambientaliste ma per definire piuttosto canoni estetici all’avanguardia e rivoluzionari, forse ancora oggi in molte realtà possono contribuire a migliorare la qualità dell’architettura.

Danilo Rinaldi

Architetto professionista e pittore dilettante.

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